libro 5 de bello gallico

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. _°sasuke°_
     
    .

    User deleted


    altro libricino di cesare molto carineXD ma comunque meno tempo x fare i compiti no????

    QUINTO LIBRO
    (Quinto anno della guerra gallica: 54 a. C.)

    5.I. Ritorno di Cesare in Italia e costruzione delle navi.
    Sotto il consolato di L. Domizio ed Ap.Claudio, Cesare partendo dagli accampamenti verso l'Italia, come ogni anno era solito fare, ordina ai legati, che aveva messo a capo delle legioni, che durante l'inverno di prodigassero di costruire il maggior numero possibile di navi e di riparare le vecchie.Insegna il loro modello e la forma. Per la velocità di caricarle e metterle in secco le fece un poco più basse, di quelle di cui siamo soliti servirci nel nostro mare, e questo tanto più perché sapeva che lì per i continui cambiamenti delle maree le ondate si facevano meno grandi, per i carichi (invece) e per trasportare la quantità di giumenti (le fece) un poco più larghe di quelle che usiamo negli altri mari.Tutte queste comanda di farle rapide, e per tale uso la bassezza aiuta molto.Quelle cose che sono di utilità per armare le navi, ordina che siano portate dalla Spagna.Egli concluse le sessioni giudiziarie della Gallia citeriore parte per l'Illirico, perché sentiva che da parte dei Pirusti la parte confinante della provincia veniva devastata.Giunto là, ordina soldati alle nazioni e comanda di radunarsi in un luogo preciso.Per tale fatto i Pirusti inviano a lui degli ambasciatori, che rivelano che nessuna di quelle cose è stata fatta per decisione pubblica, e dichiarano di essere pronti in tutti i modi di soddisfare agli oltraggi.Accolto il loro discorso Cesare ordina ostaggi e comanda che siano portati una giornata precisa, dichiara (altrimenti) che avrebbe perseguito la nazione con una guerra. Essendo essi stati portati alla data, come aveva ordinato, dà dei giudici tra le nazioni che valutino la lite e stabiliscano la pena.

    5.II. Preparazione di cesare per la Britannia ed intervento contro i Treviri.
    Terminate queste imprese e concluse le sessioni, ritorna nella Gallia citeriore e di là parte per l'esercito.Essendo giunto là, circondati tutti gli accampamenti invernali con la singolare cura dei soldati, nella massima scarsezza di tutte le cose, trovò allestite circa seicento navi di quel genere, di cui sopra parlammo, e ventotto da guerra, allestite e non mancava molto che in pochi giorni potessero essere varate.Lodati i soldati e quelli che erano stati a capo dell'impresa, dichiara che cosa voglia che si faccia ed ordina che tutti si radunino al porto di Izio, da questo porto aveva saputo che era molto facile esser portati in Britannia, passaggio a circa 30 mila passi dal continente .Per questa cosa, di soldati ne lascia quello che sembrò sufficiente. Egli con quattro legioni senza bagagli e 350 cavalieri parte per i territori dei Treviri, poiché essi non venivano alle assemblee né obbedivano all'ordine e si diceva sollecitassero Germani e Transrenani.

    5.III.Il popolo dei Treviri, i loro capi Induziomaro e Cingetorige..
    Questa nazione è di gran lunga la più potente di tutta la Gallia in cavalleria, ha grandi truppe di fanti e tocca, come prima dicemmo, il Reno.In quella nazione contendevano per la supremazia due, Induziomaro e Cingetorige.Tra questi uno, appena si seppe dell'arrivo di Cesare e delle legioni, venne da lui ed assicurò che lui e tutti i suoi sarebbero stati all'impegno e non si sarebbero allontanati dall'amicizia del popolo romano e rivelò le cose che si facevano tra i Treviri.Ma Induziomaro decise di radunare cavalleria e fanteria e nascosti quelli che non potevano essere in armi a causa dell'età nella selva Ardenna, che per la enorme estensione attraverso i territori dei Treviri dal fiume Reno arriva all'inizio dei Remi, e preparare la guerra.Ma dopo che alcuni capi tra quella nazione, spinti anche dal prestigio di Orgetorige ed atterriti dall'arrivo del nostro esercito, vennero da Cesare ed cominciarono a chiedergli a proposito dei loro affari in privato, poiché non potevano provvedere per la nazione, Induziomaro temendo di essere abbandonato da tutti, manda ambasciatori da Cesare: (dicendo che) lui per questo non s'era allontanato dai suoi e non era voluto venire da lui, per mantenere più facilmente nell'impegno la nazione, perché con la partenza di tutta la nobiltà la plebe per ignoranza non cadesse;e così la nazione era in suo potere e lui, se Cesare permetteva, sarebbe venuto negli accampamenti e avrebbe affidato i beni suoi e della nazione alla sua parola.

    5.IV.Pace fatta da Cesare tra i Treviri Cingetorige ed Induziomaro..
    Cesare anche se capiva per quale motivo fossero dette quelle cose e quale situazione lo distogliesse dal piano stabilito, tuttavia, per non essere costretto a consumare l'estate tra i Treviri, dopo aver preparato tutte le cose per la guerra britannica, ordinò che Induziomaro venisse da lui con duecento ostaggi.Portati questi, tra essi il figlio e tutti i suoi parenti, che aveva chiamato per nome, dopo aver rassicurato Induziomaro lo esortò a tenersi all'impegno; non di meno convocati presso di sé i capi dei Treviri, conciliò questi singolarmente con Cingetorige, poiché capiva che per suo merito si poteva agire da parte sua (di Cesare), poi riteneva che interessava molto che il suo prestigio valesse il più possibile tra i suoi, avendo visto una così nobile amicizia nei propri confronti.Tale fatto Induziomaro lo tollerò male, che il suo favore diminuisse tra i suoi e chi già prima era stato verso di noi di animo ostile, molto più pesantemente bruciò per questo dolore.

    5.V.Decisione di Cesare di portare con sé anche i capi della Gallia.
    Sistemate queste cose, Cesare giunse al poro di Izio con le legioni.Qui viene a sapere che 60 navi, che erano state fatte tra i Meldi, per una tempesta non avevano potuto tenere la rotta ed erano ritornate là donde erano partite.Le altre le trovò pronte a navigare ed allestite con tutte le cose.Là giunse la cavalleria di tutta la Gallia nel numero di quattro mila ed i capi da tutte le nazioni.Tra questi aveva deciso di lasciare pochissimi, la cui fedeltà verso di sé aveva ben controllato, in Gallia, gli altri di portarli con sé come ostaggi, perché temeva una ribellione della Gallia, quando lui fosse lontano.

    5.VI.Volontà dell'eduo Dumnorige di restare in Gallia.
    C'era insieme con gli altri l'eduo Dumnorige, di cui prima da parte nostra si è parlato.Aveva deciso di tenere costui anzitutto con sé, poiché aveva conosciuto avido di cose nuove, avido di potere, di grande coraggio, di grande autorevolezza tra i Galli.A questo si aggiungeva il fatto che già nell'assemblea degli Edui Dumnorige aveva sostenuto che il potere della nazione gli era stato conferito da Cesare; ma questa espressione gli Edui mal tolleravano e non osavano mandare ambasciatori a Cesare per contestare o implorare. Tale fatto Cesare l'aveva saputo da suoi ospiti. Quello prima con tutte le suppliche prese a chiedere di esser lasciato in Gallia, in parte perché non abituato a navigare temeva il mare, in parte perché diceva essere impedito da scrupoli religiosi. Dopo che vide che questo gli era ostinatamente negato, tolta ogni speranza di ottenerlo, cominciò a sollecitare i capi della Gallia, a chiamarli in disparte uno ad uno e ad esortare a restare nel continente:(diceva che) non senza motivo accadeva che la Gallia era spogliata di tutta la nobiltà; questo era il piano di Cesare, che quelli che temeva di far fuori al cospetto della Gallia, tutti questi, fatti passare i Britannia, li uccidesse;offriva la parola agli altri, chiedeva giuramento per affrontare con decisione comune quello che avessero compreso essere di utilità alla Gallia.Queste cose eran riferite a Cesare da parecchi.

    5.VII.Uccisione di Dumnorige che rifiuta l'ordine di Cesare.
    Saputa questa cosa, Cesare, poiché tributava un così grande onore alla nazione edua, decideva di costringere e spaventare Dumnorige con tutti i mezzi che potesse;ma, poiché vedeva che la sua pazzia avanzava troppo, si doveva provvedere che in qualcosa potesse nuocere a lui ed allo stato (romano). Così fermatosi in quel luogo circa 25 giorni, poiché il vento Coro impediva la navigazione, e questo è solito soffiare gran parte di ogni stagione in quei luoghi, faceva opera di mantenere Dumnorige nell'impegno, non di meno di sapere tutti i suoi piani.Finalmente colta l'occasione favorevole comanda che soldati e cavalieri salgano sulle navi.Ma mentre gli animi di tutti erano indaffarati, Dumnorige con i cavalieri degli Edui, all'insaputa di Cesare, cominciò ad allontanarsi dagli accampamenti verso la patria.Annunciato tale fatto, Cesare, interrotta la partenza e rimandati tutti gli impegni, manda gran parte della cavalleria ad inseguirlo e comanda che sia riportato;se facesse resistenza e non obbedisse, ordina di ucciderlo, pensando che costui, in sua assenza, non avrebbe fatto nulla di sano, avendo trascurato il comando di (Cesare) presente.Egli però richiamato cominciò a resistere a difendersi con la forza ed implorare la lealtà dei suoi, spesso gridando che lui era libero e di una nazione libera.Essi, come era stato comandato, circondano l'uomo e l'ammazzano.I cavalieri edui così ritornano tutti da Cesare.

    5.VIII. Arrivo di Cesare in Britannia.
    Fatte queste imprese, lasciato Labieno sul continente con tre legioni e due migliaia di cavalieri, per proteggere i porti e provvedere al vettovagliamento, e sapere le cose che si facevano in Gallia, e prendere decisione a seconda della opportunità e della situazione, egli con cinque legioni e numero di cavalieri pari (a quello) che lasciava sul continente, al calar del sole sciolse le navi e portato dal leggero Africo, a mezzanotte circa cessato il vento, non tenne la rotta e portato più lontanodalla marea, sorta la luce vide la Britannia lasciata a sinistra.Poi di nuovo seguendo il cambiamento della marea si diresse coi remi per raggiungere quella parte dell'isola. Dove l'estate precedente aveva scoperto esserci un ottimo sbarco.Ma in quella situazione il valore dei soldati fu da lodare molto, essi infatti con navigli da carico pesanti, senza interrompere la fatica di navigare uguagliarono la corsa delle navi da guerra.Si arrivò alla Britannia con tutte le navi quasi a mezzogiorno, ed in quel luogo il nemico non fu visto. Ma come poi Cesare seppe dai prigionieri, essendo giunte lì molte squadre, spaventate dalla quantità delle navi, queste infatti con quelle dell'anno prima e le private, che ognuno aveva costruito per sua utilità, nello stesso tempo ne furono viste più di ottocento, (i nemici) si erano allontanati dal lido e si eran nascosti in luoghi superiori.

    5.IX.Primo assalto di Cesare contro i nemici.
    Cesare, sbarcato l'esercito ed occupato un luogo adatto per gli accampamenti, quando seppe dai prigionieri in quale luogo le truppe dei nemici si erano fermate, lasciate presso il mare dieci coorti e trecento cavalieri, che fossero di guardia alle navi, alla terza veglia si diresse contro il nemico, temendo per questo di meno per le navi, perché le lasciava legate alle ancore su di un lido sabbioso ed aperto.Mise a capo di quella guarnigione Q. Atrio. Egli avanzando di notte circa 12 mila passi notò le truppe dei nemici.Essi avanzando lungo il fiume con cavalleria e carri cominciarono a fermare i nostri dalla postazione superiore ed attaccare battaglia.Respinti dalla cavalleria si nascosero nelle selve, raggiunti un luogo straordinariamente protetto e dalla natura e dalla fortificazione, che, come sembrava, avevano predisposto già prima a causa di una guerra intestina; infatti tagliati molti alberi tutti gli ingressi erano bloccati.Essi sparsi combattevano dalle selve ed impedivano ai nostri di entrare dentro le fortificazioni.Ma i soldati della settima legione, fatta una testuggine e costruito un terrapieno vicino alle fortificazioni occuparono la postazione e li cacciarono dalle selve, ricevute poche perdite. Ma Cesare proibì di inseguirli troppo mentre fuggivano sia perché ignorava la natura del luogo sia perché, passata gran parte del giorno, voleva che si lasciasse tempo per la fortificazione degli accampamenti.

    5.X.Grave danneggiamento delle navi per una gravissima tempesta.
    Il giorno seguente a quello, di mattina, fatte tre schiere, mandò in spedizione soldati e cavalieri per inseguire quelli che erano fuggiti. Avanzatisi questi un po' di strada, mentre ormai gli ultimi erano in vista, giunsero da Cesare cavalieri da parte di Q. Atrio per dire che la notte precedente, sorta una gravissima tempesta, quasi tutte le navi erano state danneggiate e scagliate sul lido, perché ne le ancore né le funi resistevano né marinai e piloti potevano contrastare la violenza della tempesta;così da quello scontro di navi era stato subito un grave danneggiamento.

    5.XI. Decisione di Cesare di ricostruire le navi e ritorno contro Cassivellauno.
    Sapute queste cose, Cesare ordina di richiamare le legioni e la cavalleria e di resistere durante la marcia, egli ritorna alle navi;quasi le stesse cose che aveva saputo da araldi e lettere, lo vede di persona, così che sembrava che, perdute circa 40 navi, le altre si potessero riparare con grande impegno.Così dalle legioni sceglie operai e ordina che se ne chiamino altri dal continente;scrive a Labieno che costruisca il maggior numero possibile di navi con quelle legioni che sono presso di lui.Egli, anche se la cosa era di molta fatica ed impegno, tuttavia decise che era utilissimo si tirassero in secca tutte le navi e con una sola fortificazione si unissero agli accampamenti.trascorse circa 10 giorni in queste cose, non tralasciati neppure i momenti di notte per il lavoro dei soldati.Tirate in secca le navi e fortificati egregiamente gli accampamenti, lascia le stesse truppe che prima ( aveva lasciato) a difesa per le navi, egli parte per lo stesso luogo donde era venuto. Essendo giunto là, già da ogni parte parecchie truppe dei Britanni s'erano riunite, affidato per comune decisione il massimo grado di potere e di dirigere la guerra a Cassivellauno, i cui territori li divide dalle nazioni marittime il fiume che si chiama Tamigi, circa a 80 mila passi dal mare.Per costui nel periodo precedente erano intercorse continue guerre con le altre nazioni.Ma al nostro arrivo i Britanni sconvolti avevano eletto costui per tutta la guerra ed il comando.


    5.XII. Natura della Britannia interna e costumi degli abitanti..
    La parte interna della Britannia è abitata da coloro che essi stessi dicono tramandato dalla memoria esser nati nell'isola, la parte marittima da coloro erano emigrati dal Belgio per far preda e bottino - e tutti quelli si chiamano con quei nomi delle nazioni, dalle quali nazioni originari, giunsero là - e provocata la guerra sono rimasti lì e cominciarono a coltivare i campi. C'è una moltitudine infinita di uomini e densissime abitazioni quasi simili alle (abitazioni) galliche, un numero enorme di bestiame.Usano o bronzo o moneta d'oro o verghe di ferro valutate secondo un peso preciso al posto della moneta.Qui si trova lo stagno (piombo bianco) nelle regioni interne, nelle costiere il ferro, ma la sua quantità è esigua; usano bronzo importato.C'è materiale di qualunque genere, come in Gallia, eccetto il faggio e l'abete.Pensano non sia lecito assaggiare lepre, gallina, oca;questi (animali) però li allevano per passione e piacere. I luoghi sono più moderati che in Gallia per i freddi più miti.


    5.XIII.Altre informazioni sui luoghi della Britannia.
    L'isola è per natura triangolare, un lato solo di essa è di fronte alla Gallia.Un secondo angolo di questo lato, che si trova verso Canzio, dove quasi tutte le navi dalla Gallia approdano, volge verso il sole nascente, quello più basso (volge) a mezzogiorno.Questo lato misura circa cinquanta mila passi.Il secondo volge verso la Spagna ed il sole che tramonta.Da quella parte si trova l'isola Ibernia, minore della metà come si penda della Britannia, ma il tragitto dalla Gallia alla Britannia è di pari spazio.In questa rotta al centro c'è l'isola che si chiama Mona; sono contate inoltre parecchie isole minori contrapposte; alcuni scrissero su queste isole che in inverno la notte è di trenta giorni continui.Noi non scoprivamo nulla su ciò vedevamo, se non che vedevamo che da precise misurazioni con l'acqua (clessidre) le notti erano più brevi che nel continente.La lunghezza di questo lato è, come racconta la loro credenza, di settecento miglia.Il terzo (lato) è verso settentrione; a questa parte non è contrapposta nessuna terra, ma l'angolo di quel lato guarda soprattutto alla Germania.Si stima che questo sia di lunghezza ottocento mila passi. Così tutta l'isola è di venti volte cento mila (duemila) passi di perimetro.

    5.XIV.Usanze dei Britanni.
    Tra tutti questi di gran lunga i più civili sono quelli che abitano Canzio, e tutta quella regione è marittima e non differiscono molto dalla tradizione gallica.Parecchi interni non seminano cereali, ma vivono di latte e carne e sono vestiti di pelli.Tutti i Britanni poi si tingono di guado, che produce un colore ceruleo, e per questo in battaglia sono piuttosto spaventosi d'aspetto; sono di capigliatura lunga e di ogni parte del corpo rasata eccetto il capo ed il labbro superiore.Ogni dieci o dodici hanno mogli comuni e soprattutto fratelli con fratelli e genitori con figli.Ma se alcuni sono nati da questi, sono considerati figli di quelli, da cui ogni (donna da ) ragazza è stata presa la prima volta.



    5.XV.Battaglia dei cavalieri e fuga dei nemici.
    I cavalieri dei nemici e gli essedari dei nemici si scontrarono aspramente in battaglia con la nostra cavalleria durante la marcia, tuttavia così che o nostri furono superiori in tutte le parti e li respinsero nelle selve e sui colli.Ma essendone stati uccisi parecchi (dei nemici), inseguendo (i nostri) piuttosto accanitamente persero alcuni dei loro. Ma quelli frapposto dello spazio ( di tempo), essendo i nostri disattenti ed occupati nella fortificazione degli accampamenti, improvvisamente si slanciarono dalle selve e fatto un assalto contro quelli che erano stati posti di guardia davanti agli accampamenti, combatterono aspramente, ed inviate da Cesare in aiuto due coorti, e queste le prime di due legioni, essendosi esse fermate con pochissimo spazio interposto tra loro, spaventati i nostri dal nuovo genere di battaglia, molto audacemente ruppero in mezzo e si li si ritrassero incolumi.In quel giorno viene ucciso Q. Liberio Druso, tribuno dei soldati. Quelli, accorse parecchie coorti, sono respinti.

    5.XVI.Tattica di guerra dei nemici e difficoltà dei nostri.
    In tutto questo genere di battaglia scontrandosi sotto gli occhi di tutti e davanti agli accampamenti, si capì che i nostri per la pesantezza delle armi, poiché non potevano inseguire chi cedeva e non osavano allontanarsi dalle insegne, erano meno adatti contro un nemico di tal genere, che i cavalieri pure si scontravano in battaglia con grave rischio, per il fatto che quelli anche d'accordo per lo più cedevano e dopo aver allontanato un poco i nostri dalle legioni, saltavano giù dai carri ed attaccavano a piedi con mischia impari.La tattica dunque dello scontro di cavalleria offriva uguale e pari pericolo sia ritirandosi (i nostri) che inseguendo.Si aggiungeva a questo che mai combattevano serrati, ma sparsi ed a grandi intervalli ed avevano guarnigioni appostate ed alcuni a vicenda sostituivano gli altri e i freschi e riposati si avvicendavano agli spossati.



    5.XVII.Improvviso attacco e fuga dei nemici.
    Il giorno dopo lontano dagli accampamenti i nemici si fermarono sui colli e cominciarono a mostrarsi sparsi e provocare i nostri cavalieri più fiaccamente del giorno prima.Ma a mezzogiorno, avendo Cesare inviato tre legioni e tutta la cavalleria per foraggiare col legato C. Trebonio, improvvisamente da tutte le parti volarono contro i foraggiatori, così che non erano lontani dalle insegne e dalle legioni.I nostri, fatto un assalto contro di essi aspramente li respinsero e non posero fine dell'inseguimento, fin che i cavalieri confidando nella protezione, vedendo dietro a sé le legioni, volsero i nemici precipitosi ed ucciso un gran numero di loro, non diedero la possibilità né di raccogliersi né di resistere né di saltare giù dai carri. Da quella fuga, le truppe ausiliarie che erano giunte da ogni parte si allontanarono e dopo quella occasione mai i nemici si scontrarono con noi con grandissime truppe.

    5.XVIII.Attacco dei nostri presso il Tamigi e fuga dei nemici.
    Cesare, saputo il loro piano, guidò l'esercito presso il fiume Tamigi nei territori di Cassivellauno;questo fiume però solamente in un unico luogo ed in questo a fatica si può passare a piedi.Essendo giunto là, s'accorse che sull'altra riva c'erano schierate grandi truppe di nemici.La riva poi era fortificata con pali appuntiti e conficcati, pali dello stesso genere conficcate sott'acqua erano coperte dal fiume.Sapute queste cose da disertori e prigionieri, Cesare, mandata avanti la cavalleria, ordinò che le legioni lo seguissero subito. Ma i soldati avanzarono con tale celerità e con tale impeto, stando fuori dall'acqua con la sola testa, che i nemici no potevano sostenere l'impeto delle legioni e dei cavalieri ed abbandonavano le rive e si davano alla fuga.

    5.XIX.Tattica di guerra di Cassivellauno e piano di Cesare.
    Cassivellauno, come dicemmo prima, deposta ogni speranza di contesa, congedate le truppe maggiori, lasciati circa quattro mila essedari, seguiva le nostre marce ed un poco s'allontanava dal percorso e si nascondeva in luoghi impervi e selvosi ed in quelle regioni, in cui aveva saputo che noi avremmo marciato, e cacciava mandrie ed uomini dai campi nelle selve e, quando la nostra cavalleria si spandeva troppo liberamente nei campi per devastare e predare, da tutte le strade e sentieri conosciuti mandava essedari dalle selve e con grande pericolo dei nostri cavalieri si scontrava con questi e con questa paura impediva di vagare più in largo.Restava che Cesare non permettesse di allontanarsi troppo dalla schiera delle legioni e si nuocesse ai nemici col devastare campi e fare incendi tanto, quanto i soldati legionari potevano realizzare durante la fatica e la marcia.

    5.XX.Ambasceria a Cesare dei Trinovanti per chiedere amicizia.
    Intanto i Trinovanti, forse la nazione più salda di quelle regioni - da cui il giovane Mandubracio seguendo la protezione di Cesare era venuto da lui sul continente, e suo padre aveva detenuto il potere in quella nazione ed era stato ucciso da Cassivellauno, ed egli (Mandubracio) aveva evitato la morte con la fuga -, mandano ambasciatori a Cesare e promettono di arrendersi e di eseguire gli ordini;chiedono che difenda Mandubracio dall'attacco di Cassivellauno e lo rimandi alla nazione, per guidarla e tenere il potere.A questi Cesare comanda 40 ostaggi e vettovagliamento per l'esercito e manda ad essi Mandubracio.Essi velocemente eseguirono gli ordini, inviarono ostaggi secondo il numero e vettovagliamento.

    5.XXI.Assedio della città di Cassivellauno.
    Difesi i Trinovanti e protetti da ogni danneggiamento dei soldati, Cenimagni, Segontiaci, Ancaliti, Bibroci, Cassi, inviate ambascerie, si arrendono a Cesare.Da essi viene a sapere che la città di Cassivellauno distava da quel luogo non molto e fortificata da selve e paludi, dove era riunito un numero abbastanza grande di uomini e bestiame.I Britanni però chiamano città, quando hanno fortificato selve bloccate da trincea e fossato, dove sono soliti riunirsi per evitare l'incursione dei nemici.Vi si dirige con le legioni. Trova un luogo egregiamente difeso da natura e fortificazione.Tuttavia decide di assalirlo da due parti.I nemici resistendo un poco non sopportarono l'assalto dei nostri soldati e si lanciarono da un'altra parte della città.Qui fu trovato un gran numero di bestiame, molti furono catturati in fuga ed uccisi


    5.XXII. Rivolta di Cassivellauno ed ambasceria di pace.
    Mentre queste cose accadono in questi luoghi, Cassivellauno invia a Canzio, che dicemmo trovarsi sul mare, nelle regioni in cui comandavano quattro re, Cingetorige, Carvilio, Tassimagulo, Segovace, degli ambasciatori ed a questi ordina che radunate tutte le truppe assalgano gli accampamenti navali all'improvviso e li espugnino.Essendo essi giunti agli accampamenti, i nostri, fatta una sortita, uccisi molti di essi, catturato anche il nobile comandante Lugotorige, riportarono i loro incolumi.Cassivellauno, annunciato questo combattimento, ricevuti tanti danni, devastati i territori, soprattutto colpito dalla defezione delle nazioni, manda ambasciatori a Cesare per mezzo dell'atrebate Commio per la resa.Cesare avendo deciso di svernare nel continente a causa dei repentini movimenti della Gallia, e non restando molto dell'estate, e comprendendo e che ciò facilmente si poteva protrarre, ordina ostaggi e stabilisce quanto di tributo la Britannia pagasse nei singoli anni al popolo romano; minaccia e comanda a Cassivellauno di non nuocere a Mandubracio ed ai Trinovanti.



    5.XXIII.Ritorno di Cesare in Gallia.
    Ricevuti gli ostaggi riconduce l'esercito al mare, trova le navi ricostruite.Tratte queste in secca, sia perché aveva un gran numero di prigionieri ed alcune tempeste avevano rovinato le navi, decise di riportare l'esercito con due convogli. E così accadde che da un così grande numero di navi per tante navigazioni né in questo né nell'anno precedente assolutamente nessuna nave, che potava soldati, si rimpiangeva ma tra quelle che venivano rimandate a lui vuote dal continente sia del primo convoglio dopo aver sbarcato i soldati sia quelle che Labieno si era premurato di costruire nel numero di 60, pochissime raggiungevano il luogo, quasi tutte le altre venivano respinte.Ma avendole aspettate invano per un poco, Cesare, per non essere escluso dalla navigazione dal periodo dell'anno, poiché era vicino l'equinozio, mise i soldati più strettamente del necessario, sopraggiunta una grandissima bonaccia, essendo salpato alla seconda veglia, alla prima luce toccò terra e ricondusse tutte le navi incolumi.

    5.XXIV. Sistemazione delle legioni negli accampamenti invernali di parecchie città.
    Tirate in secco le navi, conclusa l'assemblea dei Galli a Samarobriva, poiché in quell'anno il vettovagliamento in Gallia era giunto troppo scarsamente per le siccità, fu obbligato a sistemare l'esercito negli accampamenti invernali diversamente dagli anni precedenti e distribuire le legioni in parecchie nazioni.Tra queste una la diede da guidare tra i Morini al legato C. Fabio, una seconda tra i Nervi a Q. Cicerone, la terza tra gli Essuvi a L. Roscio; la quarta ordinò che svernasse tra i Remi con Q. Trebonio nel confine dei Treviri; tre le pose in Belgio; ad esse mise a capo il questore M. Crasso ed i legati L. Minucio Planco e C. Trebonio.Mandò una legione, che aveva arruolato recentemente oltre il Po, e 5 coorti tra gli Eburoni, la cui maggior parte è tra la Mosa ed il Reno, che erano sotto il potere di Ambiorige e Catuvolco.Ordinò che a questi soldati fossero a capo Q. Titurio Sabino e L. Aurunculeio Cotta.In questo modo distribuite le legioni pensò che si potesse rimediare molto più facilmente alla scarsità di vettovaglie.E gli accampamenti invernali tuttavia di tutte queste legioni eccetto quella che aveva dato a L. Roscio da portare in una parte molto tranquilla e calmissima, erano contenute entro cento mila passi.Egli intanto, fino a quando avesse saputo sistemate le legioni e fortificati gli accampamenti, decise di fermarsi in Gallia.



    5.XXV.Uccisione di Tasgezio, amico di Cesare, tra i Carnuti.
    C'era tra i Crnuti Tasgezio, nato da nobile famiglia, i cui antenati nella loro nazione avevano tenuto il potere.A costui Cesare per il suo valore e l'affetto verso di lui, poiché in tutte le guerre si era servito della sua opera singolare, aveva restituito il ruolo degli antenati.Mentre già regnava da tre anni gli avversari apertamente uccisero costui, essendo molti i promotori (provenienti) dalla nazione. Quel fatto è deferito a Cesare.Egli temendo, poiché coinvolgeva parecchi, che la nazione per loro istigazione si ribellasse, comanda che L. Planco con la legione parta velocemente dal Belgio verso i Carnuti e lì sverni, e mandi da lui catturatili, coloro per la cui opera aveva saputo che Tasgezio era stato ucciso. Intanto fu informato da tutti i legati e dai questori a cui aveva assegnato le legioni che si era giunti agli accampamenti invernali ed il luogo per gli accampamenti invernali era stato fortificato.

    5.XXVI.Improvvisa rivolta di Ambiorige e Catuvolco e tradimento.
    Circa dopo quindici giorni che si giunse negli accampamenti invernali, sorse l'inizio di una improvvisa rivolta e ribellione da parte di Ambiorige e Catuvolco.Essi dunque essendo stati ad attendere ai confini del loro regno Sabino e Cotta ed avendo portato il vettovagliamento negli accampamenti invernali, spinti dai messaggeri del treviro Induziomaro sobillarono i loro ed improvvisamente uccisi gli approvvigionatori di legna con una grossa squadra vennero ad assediare gli accampamenti. Avendo i nostri prese rapidamente le armi e saliti sul trinceramento e mandati da una parte i cavalieri ispanici, essendo riusciti vincitori con uno scontro di cavalleria, essendo la situazione disperata, i nemici ritirarono i loro dall'assedio. Poi come loro abitudine gridarono che qualcuno dei nostri uscisse al colloquio: (dicendo che) essi avevano cose che volevano dire di comune interesse, sulle cui cose speravano che le controversie si potessero minimizzare.

    5.XXVII.Scusa di Cingetorige.
    Viene mandato presso di loro il cavaliere romano C. Arpinio, amico di Q. Titurio, ed un tale Q. Iunio della Spagna, che già prima era solito andare e venire da Ambiorige per mandato di Cesare.Davanti a loro Ambiorige parlò in questo modo:(diceva che ) lui doveva riconoscere moltissimo per i benefici nei suoi confronti di Cesare, perchè per intervento suo era stato liberato dal tributo, che era solito pagare ai loro confinanti Atuatuci, e perché gli erano stati liberati sia il figlio che il figlio del fratello, che gli Atuatuci, sebbene inviati in condizione di ostaggi, avevano tenuto in schiavitù ed in catene.Ma quello che aveva fatto per l'assedio degli accampamenti, non l'aveva fatto per decisione o volontà sua, ma per costrizione della nazione, ed i suoi poteri erano di tal genere che la folla non aveva meno autorità verso di lui che lui verso la folla.Quindi per la nazione la causa di guerra era stata questa, che non aveva potuto resistere alla improvvisa alleanza dei Galli.Facilmente per la sua pochezza lo poteva testimoniare, perché non era a tal punto inesperto delle cose da sperare con le sue truppe di superare il popolo romano.Ma il piano della Gallia era comune:era questo il giorno stabilito per espugnare tutti gli accampamenti invernali di Cesare, perché una legione non potesse venire in aiuto all'altra. Non facilmente come Galli avevano potuto dir di no a dei Galli, soprattutto perché sembrava giusto una decisione presa per recuperare la comune libertà.Ma poiché aveva dato soddisfazione ad essi per amor di patria, ora aveva morivo di dovere per i benefici di Cesare; chiedeva, pregava Titurio di ospitalità, di provvedere alla salvezza sua e dei soldati. Una grande schiera assoldata di Germani avevano passato il Reno; questa si sarebbe avvicinata in due giorni.La loro (dei Romani) decisione era, se volevano prima che i confinanti se ne accorgessero, riportare i soldati fatti uscire dagli accampamenti invernali o presso Cicerone o Labieno, uno dei quali era lontano da loro circa cinquanta mila passi, l'altro poco di più. Lui prometteva questo e lo confermava con giuramento, avrebbe concesso una marcia sicura attraverso i suoi territori.Facendo questo, egli provvedeva sia alla (sua) nazione, perché era sollevata da accampamenti invernali, e restituiva a Cesare il favore per i suoi meriti. Fatto questo discorso Ambiorige parte.

    5.XXVIII.Lite nell'assemblea dei Romani.
    Arpinio e Giunio, riferiscono ai legati, quello che avevano udito.Essi turbati dal fatto improvviso, anche se quelle cose erano dette da un nemico, pensavano tuttavia che non si dovessero trascurare e soprattutto erano scossi da questa cosa, che a stento si doveva credere che la nazione sconosciuta e povera degli Eburoni avesse osato fare guerra al popolo romano di sua iniziativa.Così riferiscono la cosa al consiglio e nasce tra esse una grande controversia.L. Auruncukeio e parecchi tribunu dei soldati ed i centurioni dei primi ordini giudicavano che non si doveva far nulla alla leggera e non si doveva partire dagli accampamenti invernali senza l'ordine di Cesare;sostenevano che con gli accampamenti invernali fortificati si potevano sostenere quante si voglia, anche grandi truppe di Germani, un fatto era a testimonianza, che avevano sostenuto il primo attacco dei nemici molto valorosamente, pur avendo inferte per giunta molte perdite; non erano preoccupati per il vettovagliamento; intanto stavano per arrivare rinforzi dagli accampamenti invernali vicini e da Cesare; infine cosa c'era di più sciocco o più brutto che prendere decisione su affari importantissimi su iniziativa del nemico?




    5.XXIX.Parere di Titurio di partire contro i nemici.
    Contro tali pareri Tiburio gridava che avrebbero agito tardi, quando maggiori truppe di nemici, unitisi i Germani, si fossero riunite, o quando nei vicini accampamenti invernali si fosse ricevuto un qualcosa di disastroso. Il momento di decidere era breve. Pensava che Cesare fosse partito per l'Italia;altrimenti i Carnuti non avrebbero presa la decisione di uccidere tasgezio, e gli Eburoni, se ci fosse presente lui, non sarebbero giunti agli accampamenti con così grande disprezzo di noi.Lui non guardava al nemico suggeritore, ma alla realtà;il Reno era vicino; per i Germani era di grande dolore la morte di Ariovisto e le nostre precedenti vittorie;la Gallia ridotta sotto il potere del popolo romano dopo aver ricevuti tanti oltraggi, bruciava, estinta la precedente fama di tattica militare. Infine chi si persuadeva in questo, che Ambiorige esse giunto ad una decisione di tal genere senza una sicura speranza? Il suo parere era certo in entrambe le direzioni;se non ci fosse nulla di troppo duro, con nessun rischio sarebbero giunti alla legione vicina; se tutta la Gallia si accodasse con i Germani, l'unica salvezza sarebbe stata posta nella velocità.Veramente il piano di Cotta e di quelli che dissentivano, quale esito avrebbe?In questo se non un pericolo presente, certamente però si doveva temere la fame per il lungo assedio.


     
    .
  2. °•. °•. ße||a .•° .•°
     
    .

    User deleted


    oooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooddio.......................io l'ano prossimo tutte ste robe dovrò fare????o.O........................bravobravo............posta su che è tutta roba utile!!!!!!!!!!!
     
    .
1 replies since 13/1/2008, 22:16   2691 views
  Share  
.